Fotografare  è per me  un modo di delirare riguardo alla mia vita. 

Rubo più che posso alla quotidianità del tempo, per un grado zero della fotografia dei volti, di quelli che si prestano a mostrarmi la lama di luce che fuoriesce dai loro occhi. 

E cerco di scavare qualcosa attraverso la fotografia. 

È un modo di raccontare la mia storia, è un modo di far emergere cose che sono dentro di me. Sono fotografo di una poesia randagia, che ha il sapore del pane duro. La sua forza sta nella resistenza di una fragilità. 

Il mio obiettivo fissa e mette a fuoco i bordi degli occhi ed i lineamenti di volti sconosciuti che ci connettono ad una domanda, alla quale urge una risposta di responsabilità, di solidarietà, di umanità. 

Davide Cerullo